Il nostro corpo si esprime e comunica continuamente con noi. Il reale problema è che spesso non lo capiamo. Non siamo in grado di riconoscerne i segnali che ci invia e ci fermiamo solo quando ci grida “basta” e si blocca. Del resto lo diciamo spesso, il nostro corpo è una macchina perfetta. Dobbiamo trattarlo bene perché quando non lo facciamo, corriamo il rischio che si “inceppi”. E solo quando ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va, chiediamo aiuto e ci rechiamo dal medico.
Come possiamo tornare a stare bene?
Riuscire a entrare in connessione con noi stessi, imparare ad ascoltare il nostro dialogo interiore, sviluppare la nostra intelligenza emotiva e coltivare la nostra crescita personale sono passi importantissimi per la riconquista del nostro benessere interiore. Il corpo è lo specchio del nostro stato di salute e canale privilegiato per l’espressione del disagio psicologico quando questo non riesce a essere elaborato a livelli più alti di consapevolezza. I sintomi possono assumere le forme più varie come mal di testa, tachicardia, nausee, problemi nell’alimentazione e nella digestione, fino a creare le basi per patologie come bulimia, anoressia, binge eating disorder. La malattia che colpisce il corpo, dal punto di vista psicologico è un segnale preciso che ci esorta a fermarci, a rallentare, a riprendere il contatto con noi stessi.
Imparare ad ascoltare i messaggi del corpo
I messaggi che il nostro corpo ci manda non vanno sottovalutati, poiché sono il campanello di allarme di un disagio che si è sottovalutato o non considerato.
Utilizzare i messaggi del corpo in modo costruttivo significa soprattutto rimettersi al centro della propria attenzione.
Se i disturbi psicosomatici sono l’espressione fisica di un disagio psicologico il percorso migliore per risolverli è riuscire a conoscere e riconoscere questo disagio, a partire dalla ricostruzione della storia dei sintomi stessi e degli eventi di vita che li hanno accompagnati. Il ruolo di un bravo nutrizionista è riuscire a comprenderli mediante una dettagliata anamnesi del paziente con conseguente sviluppo di un rapporto di empatia.
Il nutrizionista empatico si impegna nell’ascoltare e fa sentire al paziente che rispetta e comprende il disagio, gli dà la certezza che non sarà solo nel viaggio e potrà contare su una persona sincera e attenta.
In questo modo, la comunicazione diventa più intima e personale e di conseguenza sarà più efficace per la buona riuscita del percorso nutrizionale.